LA GIUSTIZIA CIVILE AI TEMPI DEL“CORONAVIRUS”
LA GIUSTIZIA CIVILE AI TEMPI DEL“CORONAVIRUS”
La situazione di emergenza creata dal Covid-19, nel campo del processo ha determinato la “sospensione” generalizzata di udienze e termini processuali prevista dai commi 1 e 2 dell’art. 83 D.L. 18/2020.
Il termine finale di tale sospensione più volte posticipato, con tutta probabilità verrà prorogato a fine giugno, una data vicina al periodo feriale, per cui è facile pensare che l’attività nei Tribunali riprenderà solo dopo la pausa estiva, quando, si spera, saremo definitivamente usciti dall’emergenza .
Se vogliamo governare questa crisi dobbiamo immaginare, sin da ora, soluzioni che possano garantire un’immediata ripresa, seppure parziale, dell’attività giudiziaria. Un rinvio indiscriminato a dopo l’estate non è degno di un Paese civile. Non è accettabile che i procedimenti relativi alle controversie in materia di famiglia (a tal proposito mi chiedo fino a quando saranno sospese le negoziazioni assistite) di lavoro, di locazione, societario e fallimentare possano subire una paralisi così lunga, soprattutto se si pensa che nel nostro Paese la Giustizia è già al collasso.
Nel decreto Cura Italia sono previsti alcuni strumenti. Lo svolgimento delle udienze civili mediante collegamenti da remoto non essendo tutti adeguatamente formati, con tutta probabilità determinerà la diminuzione del numero dei processi trattati per ogni singola giornata, il che comporterà, giocoforza, ulteriori differimenti con rinvii, anche delle nuove cause, al 2021.
Nel decreto è prospettata un’altra ipotesi e cioè quella di consentire la celebrazione dell’udienze nella forma cosidetta “figurata” preservando lo scambio delle difese e dei documenti all’esito del quale il provvedimento è reso fuori udienza. Il nostro processo civile, da anni,si avvale degli strumenti telematici e chi conosce la procedura civile sa bene che il processo si svolge seguendo un binario preordinato, fatto di scadenze e decadenze. Se si esclude la fase istruttoria, per la quale è necessaria la presenza fisica dell’avvocato e dei testi, nelle altre udienze, con il deposito di difese scritte, il diritto alla difesa non è violato
Per non parlare del processo in fase di appello che si trascina stancamente senza che sia richiesta alcuna attività dell’avvocato, fatta eccezione per le udienze collegiali, che si concludono, il più delle volte con un sommesso “può passare a sentenza” nella speranza che il magistrato relatore non rinvii la causa di un altro anno “per esigenze di ruolo”. Per dare un segnale importante per la ripresa, gli Uffici giudiziari hanno lo strumento che gli consente di evitare lunghi differimenti e, quindi, ben venga disciplinare, con un decreto di urgenza, l’utilizzo in modo esteso dell’udienza figurata. In questo periodo emergenziale, nei termini stabiliti e in forma sperimentale, gli avvocati, con il processo telematico, potrebbero svolgere pienamente le proprie funzioni difensive(si pensi al deposito delle memorie istruttorie o alla precisazione delle conclusioni)e il Giudice assumere le decisioni richieste a mezzo della propria consolle con un corretto svolgimento della causa “in remoto” ma senza contemporaneità. Questa modalità, applicabile soltanto ad alcune fasi del processo, e previo consenso degli avvocati, va valutata e utilizzata in forma estesa, proprio per garantire un corretto e tempestivo svolgimento di quelle udienze nelle quali, al contrario, è necessaria la coeva presenza degli avvocati. La prima udienza di comparizione, intesa come effettivo momento di confronto e le udienze istruttorie potrebbero, così essere trattate con maggiore tempo e cura, se fissate in orari rigidamente prestabiliti. Gli avvocati sono pronti ad accettare la sfida tecnologica che la situazione d’emergenza pone e a sperimentare un nuovo modello di processo civile che restituisca alla difesa la sua centralità. E’ del tutto evidente che le soluzioni prospettate presuppongono una convinta e fattiva collaborazione dei magistrati e l’esistenza di efficienti presidi di cancelleria, il cui personale è stato decimato da politiche scellerate di tagli di spesa. Ma come insegna questa crisi, riusciremo a superare questo difficile momento solo con una forte capacità innovativa e il contributo di tutti.
Documento redatto dalla Rete di Professionisti
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